#DAD: un compito con un finale sospeso

foto di uccelli disegnati da bambini

Ecco il punto di vista sulla Didattica a Distanza di una tirocinante di Scienze della Formazione Primaria che ha dovuto modificare in corsa il proprio progetto di lavoro, pensato in presenza, ri- modulandolo e adattandolo all’emergenza della situazione attuale.

#DAD: un compito con un finale sospeso

Come affrontare il tema della libertà con i bambini?

Elisa Massaro
Tirocinante e studentessa dell’Università Milano-Bicocca
Classe IV Primaria

Se fino a ieri per Google e per il mondo intero la parola DAD esprimeva un rapporto genitoriale, oggi non più. A riprova di ciò, ho scritto DAD sul motore di ricerca e, indovinate un po’, nemmeno uno straccio di immagine che lo collegasse al significato inglese, il web è letteralmente invaso da articoli che ci riportano all’emergenza che stiamo vivendo in questo momento. DAD, didattica a distanza. L’abbreviazione per il secolo corrente è un comandamento, mi ricorda un po’ quelle persone che fingono di spiegarti il loro lavoro, in realtà, ti stanno intontendo pronunciando una raffica di vocaboli stranieri mai sentiti prima. Fastidioso, non trovate? Ma basta tergiversare, andiamo dritti al punto. Cosa penso della didattica a distanza? Non ho ancora un’idea ben precisa a riguardo, ho dei dubbi sull’efficacia di questo metodo, ma pensandoci bene… è la DAD a non funzionare, oppure, il metodo evidenzia ancor di più le falle della didattica, quella solo con la d, per intenderci. 

Come, cosa e perché insegnare?

Il come sembra la domanda più semplice, non avendo chance tutto si riduce ad uno schermo. Il cosa ha ancora senso vista la situazione in cui ci troviamo? Ha senso continuare “il programma” che avremmo dovuto presentare nelle aule scolastiche? Sul perché potremmo soffermarci a lungo, ma tagliando corto, è evidente che meglio la DAD che niente, perlomeno si mantiene l’ultimo briciolo di quotidianità rimasto e manteniamo i contatti con e tra bambini, un legame da non sottovalutare visto il periodo di forte stress che stiamo affrontando. 

Forse non abbiamo tenuto abbastanza in conto della domanda che sembrava la più banale, il come. Ci siamo messi tutti alla ricerca del super software, il più conveniente, Jitsi, Zoom o Meet? Quello, perché ti permette di alzare la mano, l’altro, perché puoi “controllarli” tutti contemporaneamente, e l’altro ancora, perché non ha limiti di tempo. Ma abbiamo veramente ragionato sul come?In poche parole, per l’ennesima volta, abbiamo utilizzato la tecnologia per riproporre la medesima didattica: proiettiamo il libro in modalità presentazione e facciamo leggere i bambini a salti per vedere se stanno seguendo, diciamo loro cosa sottolineare e fine della lezione. In questo discorso mi ci metto con tutte le scarpe, o pantofole, visto lo stile di vita attuale. Sebbene cerchi di pensare a un metodo interattivo, non so proprio come avviare una riflessione individuale e di gruppo. Come si fa a trattare temi storici senza ragionamento? Risulterebbe un’accozzaglia di informazioni inutili destinate a sprofondare nel dimenticatoio. Il mio progetto di tirocinio in classe, in presenza, prevedeva di partire dalla visione del film “La vita è bella” per agganciare i bambini al periodo storico e far comprendere loro il “prima” della tragica guerra mondiale, avremmo parlato delle leggi razziali e avrei letto loro uno stralcio di Anna Frank che evidenzia la negazione dei diritti. Ho immaginato tante volte le nostre discussioni in classe seduti in cerchio con le gambe incrociate, lì, seduti a parlare di libertà, diritti, doveri e di Costituzione. Ho immaginato i possibili interventi, mi sarei ricordata di non trarre mai conclusioni, di rilanciare gli interventi e di assumere un ruolo di guida/specchio e anche di non entrare in crisi qualora avessero fatto delle domande a cui non avrei saputo rispondere. La teoria l’avevo studiata bene, peccato però, che non abbia potuto metterla in scena. Con grande fatica ho modificato l’intero copione. Alla fine dopo averla criticata tanto, la DAD mi ha dato una seconda possibilità. Le maestre mi hanno accolta immediatamente e dimostrato la loro più completa disponibilità. Da allora, mi sono rimboccata le maniche del pigiama e ho cercato di salvare il salvabile. Non potevo proporre un tema così pesante e cupo in questo momento così particolare, i bambini, ma non solo, hanno bisogno di un po’ di leggerezza. Ma allora, mi direte, cosa hai salvato? La libertà. 

La nuova proposta

Ho pensato di proporre ai bambini due storie, entrambe parlano di libertà, ma le danno un valore totalmente differente. Se nella prima storia la libertà ha la meglio sulle sofferenze, sulla fame di un corvo infreddolito, la seconda storia, che ha come protagonista un aquilone, evidenzia l’importanza di questo filo che lo collega al padrone. Ho spulciato a lungo su internet, ma una volta trovate le due storie il tutto ha iniziato a prendere forma.

Sebbene non abbia ben in mente cosa funzioni con la DAD e cosa no, ho pensato che il potere della narrazione e della fantasia fossero immuni a questi cambiamenti. Quindi ho già risolto il come? Certo che no!  Leggo le storie in videoconferenza… e poi come proseguo? Mmm no, la videoconferenza non mi permette di comprendere veramente cosa pensano i bambini. Allora, ho pensato, potresti fare un audio storia, mi è sembrata una genialata. Mi sono detta, potrei chiedere ai bambini di chiudere gli occhi e di visualizzare la storia, per dare loro la possibilità di fare un esercizio di fantasia e di concentrazione; però non ero pienamente soddisfatta, non sapevo perché, era una sensazione.

scatolone plum cakePoi, dal genio alla follia. Ho deciso di mettere in scena la storia realizzando un teatrino. Perché follia? Ricordo il mio primo anno di tirocinio, in quell’occasione dovevamo proporre un’attività ai bambini della scuola dell’infanzia, io affrontai una delle attività che più mi mette a disagio e più mi provoca ansia: leggere una storia. In quel compito si è concentrata una sfida personale, avrei dovuto combattere contro l’ansia. La paura che i bambini non avrebbero seguito la storia, di risultare noiosa e incapace di fare quelle vocine che tengono i bambini imbambolati di fronte al lettore.

Ho riletto la storia talmente tante volte da ricordarne alcuni pezzi ancora oggi, perché un altro punto da tenere a mente, era quello di leggere, ma di cercare anche il contatto visivo con i bambini, li avrebbe inclusi maggiormente nella narrazione. Inutile dire che la lettura fu fallimentare; in aggiunta, sono pessima nel disegno, le mie scarse doti artistiche generano frustrazione nel non poter dar vita alla mia creatività. Ma imperterrita o dura di comprendonio, come direbbe mia madre, non mollo la presa: conosco i miei limiti, per cui ho cercato su internet immagini di corbambina che legge al computervi e pappagalli e ho trasformato il computer in una lavagnetta luminosa. Lo scatolone dei plumcake, invece, è diventato il mio palco.

Confesso di aver sfruttato le doti dei miei coinquilini da quarantena, i quali, divertendosi, mi hanno aiutata a dipingere il teatrino, montare il video e perché no? Ho dato ad ognuno di loro un personaggio da interpretare. Dopo innumerevoli “Ciak si gira” e un backstage da cui vi risparmio, questo è il risultato:

https://drive.google.com/file/d/10DSVERE2rPrvAJVE6qYdPa17Xf0O_7lN/view?usp=sharing

Spero di avervi strappato un sorriso!

 

Come si può notare, il finale è sospeso, è lasciato nelle mani dei bambini: ingabbieranno il corvo o lo lasceranno libero? Ovviamente tutti i finali sono perfetti. Il finale sospeso mi permetterà di comprendere la scelta dei bambini e di dare loro uno spazio di espressione, potranno terminare la storia come più preferiscono, con un teatrino, un vocale, o con le parole. Le risposte saranno il tragitto tracciato dai bambini che ci porterà fino alla meta! Ovvero, comprendere il perché esista la Costituzione (che difende diritti e doveri dei cittadini) e, in particolare, perché ne esistono di diverse (ogni costituzione nasce da storie differenti). Di fatti, la Costituzione rappresenta la carta d’identità del rispettivo paese, ma questo lo vedremo più avanti!

2 commenti su “#DAD: un compito con un finale sospeso”

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