Maestra, maestra, posso andare in bagno?

La richiesta inattesa di un bambino collegato a distanza fa riflettere una maestra su come cambia la relazione docente-studente nella scuola a distanza. Questi cambiamenti rimarranno anche dopo? 

Maestra, maestra, posso andare in bagno?

Scuola a distanza e relazioni d’insegnamento-apprendimento

 

Chiara Protasini
Scuola: I.C. Via Giacosa (Milano)
Classe I Primaria

disegno bambina al computer

Qualche giorno fa, nel bel mezzo di un video-incontro su Hangouts Meet con sedici alunni di classe prima, la piccola G. ha alzato la mano, acceso il microfono e urlato, sovrastando la voce del compagno che stava leggendo: “Maestra, maestra, posso andare in bagno?“. Naturalmente ho risposto prontamente a G. di andare tranquillamente in bagno, così lei è scomparsa dallo schermo per  qualche istante ed è tornata serena qualche attimo dopo. Subito la situazione mi ha fatto spuntare un sorriso, ma nei giorni successivi questo simpatico accaduto ha accompagnato i miei pensieri e le mie riflessioni.

Come mai G. ha sentito la necessità, comodamente seduta a casa sua, di chiedere il permesso di andare in bagno quando avrebbe potuto farlo, di là dallo schermo, senza che nessuno se ne accorgesse? È stata la reiterazione di un’abitudine? Una forma di educazione e rispetto? Il sentirsi veramente in “classe” e parte di un gruppo?

Ciò che ha mosso G. a questa spontanea richiesta è lo stesso che ha spinto P., poco dopo, a scrivere in chat, sempre durante il video-incontro: “MI ANNOIO. VADO VIA, CIAO”?

Come vivono i bambini questa realtà di là dallo schermo? Come si stanno modificando le modalità comunicative e, conseguentemente, le relazioni?

Una richiesta che in aula ritengo naturale, quasi dovuta dato che noi insegnanti usiamo educare gli alunni sin da subito a chiedere il permesso per andare ai servizi igienici, fatta di là da uno schermo, mi ha fatto sorridere perché è emersa come naturale e educata, ma, a conti fatti, superflua per la situazione. D’altro canto, ho avuto modo di accogliere e comprendere la comunicazione e la “fuga” di P. dalla chat, cosa che la stessa alunna, in aula, non avrebbe potuto realizzare così liberamente; probabilmente in aula P. non avrebbe avuto lo “spazio” di comunicare il suo stato d’animo e certamente io avrei reagito diversamente alla sua presa di posizione, mantenendola impegnata nella lezione.

Di là dallo schermo ho compreso il disagio di P. e lei, che spesso in classe assume atteggiamenti oppositivi e poco adeguati al contesto, in una modalità di didattica a distanza ha avuto la possibilità di comunicare razionalmente il suo stato d’animo e il suo bisogno.

Questa situazione, improvvisa ma prolungata, di didattica a distanza, sta impegnando noi docenti a ridisegnare la didattica, a reinventare routine e strategie e trovare nuove forme di comunicazione, sfidandoci ogni giorno e portandoci verso nuove riflessioni, ma sta anche modificando, sia per gli adulti sia per i piccini, le modalità relazionali ed i vincoli tipici della scuola “in presenza”.

disegni di bambini

Come sarà il ritrovarci? Quanto si saranno modificati gli stili relazionali tra docente e discente durante questo periodo di didattica? Si tornerà alle modalità relazionali d’insegnamento-apprendimento tipiche della scuola pre-COVID-19 o qualcosa resterà mutato per sempre?

Molti sono gli articoli di psicologi, sociologi e filosofi che in questo momento riportano riflessioni su come cambieranno le relazioni tra persone dopo questo distanziamento obbligato; perché dovrebbe essere diverso nel mondo della scuola?

Luigi Capurso in “Relazioni educative e apprendimento”*, nel presentare il modello di relazione a scuola di tipo sistemico-istituzionale, rileva la grande influenza del contesto nel continuo scambio tra docente e discente. “Il gruppo classe –scrive Capurso– non è la semplice somma degli alunni che lo compongono, ma è un sistema che agisce e risponde anche in base alla sua complessa rete di relazioni interne (…) ”*.

In un momento in cui la scuola, da luogo fisico per sua natura comunitario, si trasforma in un costrutto collettivo artificiale che entra nelle case, spazi intimi e individuali, si può notare che stanno mutando sia le relazioni che si configurano sia il contesto in cui s’inserisce il processo d’insegnamento-apprendimento. Questo periodo sta cambiando il modo di gestire il tempo, le lezioni e soprattutto le relazioni docenti-studenti e potrebbe lasciarli mutati anche quando si tornerà in aula. Chissà se sarà così e, soprattutto, sapremo fare tesoro di quanto di bello apprenderemo attraverso le relazioni tecnologicamente mediate di questo periodo?

Scrive in un suo articolo Enrica Sabatini, consulente per la creazione e il monitoraggio di interventi formativi basati sull’utilizzo di metodi simulativi: “…la rivoluzione mentale è avviata. Il nuovo patto formativo che docenti e studenti stanno scrivendo in questi giorni cambierà radicalmente le future regole del gioco. È solo questione di tempo”.

Certamente sarà una sfida.

 

Bibliografia

* “Relazioni educative e apprendimento”, Michele Capurso, Erickson, 2004

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