Le maestre raccontano. Un format per la lettura ad alta voce nella scuola dell’infanzia

Il disorientamento vissuto in una prima fase dagli insegnanti di una scuola dell’infanzia milanese per la mancanza dell’ambiente fisico su cui costruire relazioni educative emotivamente dense e situate con i bambini si è trasformato in un’occasione per ripensare un agire  organizzato per ricostruire la relazione a distanza

E’ stato proposto un format per la lettura di storie da inviare con cadenza costante alle famiglie per ricreare una routine familiare ai bambini con la possibilità di personalizzarla secondo i loro bisogni.

Le maestre raccontano 

Un format per la lettura ad alta voce nella scuola dell’infanzia

Antonietta Bonanno,
Scuola dell’infanzia
Sezione 3-5
Milano 

La situazione di improvvisa e prolungata chiusura delle scuole di ogni ordine e grado ci ha posto di fronte a una condizione del tutto inedita. Per noi educatori di scuola dell’infanzia l’ambiente fisico è un alleato imprescindibile, un soggetto educante a tutti gli effetti (Loris Malaguzzi lo definiva il “terzo educatore”). Un contesto ben riconoscibile, le cui regole sono leggibili e le routine condivise, è il terreno su cui costruiamo relazioni educative emotivamente dense e situate. Dover ripensare il mio lavoro su basi nuove, che non prevedono la prossimità fisica e l’approccio cooperativo, ha suscitato in me un certo disorientamento e la certezza di non potermi rivolgere a schemi già codificati. Una situazione nuova genera domande nuove e richiede un nuovo agire didattico.

Nei primissimi momenti della chiusura della scuola, fra la fine di febbraio e i primi di marzo, abbiamo avuto solo un’urgenza: raggiungere i bambini e le bambine e mantenere con loro la relazione bruscamente interrotta dal distanziamento sociale. Lo abbiamo fatto con i mezzi più disparati, organizzandoci alla bell’e meglio e prospettando un ritorno a scuola non troppo distante nel tempo.

Quando abbiamo realizzato che la chiusura si sarebbe prolungata si è palesata invece la necessità di un agire più organizzato, di una vera e propria “progettazione di emergenza”. In questa luce non c’era più in gioco solo la relazione, ma anche l’idea di scuola come comunità educante, di cui fanno parte anche le famiglie e il gruppo di lavoro. E poichè l’azione isolata non era più efficace, è sorta la necessità di rivolgersi al collegio, luogo di confronto, pratiche riflessive e negoziazione, guida all’azione dei singoli educatori. 

In collegio abbiamo affrontato prima di tutto il tema degli strumenti tecnologici, analogici e digitali, che sono il principale mezzo a disposizione per veicolare la nostra comunicazione attuale. Il disorientamento personale ha incontrato il disorientamento degli altri e la solitudine si è trasformata in occasione. Le domande emerse sono tante.

Come usare la tecnologia come mezzo per una comunicazione che arrivi a tutti e sia fruibile riducendo al minimo i disagi per le famiglie?

Come aiutare il collegio a trovare modalità condivise che superino il divario nell’uso della tecnologia dei diversi componenti?

Come recuperare in tempi di smarrimento ed eccezionalità le routine quotidiane che permettono ai bambini di orientarsi nello spazio e nel tempo, in maniera sicura?

Le routine sono molto importanti nella scuola dell’infanzia, perché consentono ai bambini di strutturare il tempo e lo spazio costruendo dei veri e propri script di azioni prevedibili. Aiutano l’autonomia e la capacità di fare previsioni e riducono l’ansia e il disorientamento. Molti genitori riportano in questo periodo anomalo la difficoltà dei loro bambini di orientarsi nella giornata, di prevedere e prepararsi ai momenti fissi come i pasti, l’igiene personale e soprattutto il sonno.  Raccontano di capricci e di nervosismo. 

A scuola la giornata è chiara e scandita da attività ricorrenti e riconoscibili, fra queste un posto importante occupa la lettura in cerchio di storie e albi illustrati. È un’attività che tutti gli insegnanti utilizzano e padroneggiano, che i bambini conoscono e amano, quindi trovo sia un utile punto di partenza per cercare una negoziazione che coinvolga tutti. 

Ho pensato di proporre un format per la lettura di storie da inviare con cadenza costante alle famiglie e che permetta di ricreare anche a distanza una routine familiare ai bambini. L’idea è quella di un contenitore attraverso cui educatori ed educatrici possano leggere storie, fiabe e favole senza ricorrere a strumenti tecnologici sofisticati, ma preservando le caratteristiche della lettura ad alta voce fatta in sezione. Il video pilota, completamente realizzato con l’uso di uno smartphone, è costituito da elementi ricorrenti (la sigla iniziale, l’introduzione fatta dall’insegnante, la lettura del testo, la chiusura). Tenendo fissi la sigla e la chiusura e dando indicazioni tecniche su come girare la parte della lettura (il compito si può assegnare a un educatore che ha dimestichezza con l’uso della tecnologia), è possibile confezionare in poco tempo prodotti video chiari e frequenti. La proposta mira a garantire la massima portabilità, con un metodo snello, che non richiede particolari competenze tecnologiche, che può essere fruito anche dai dispositivi più obsoleti, mobili e fissi. Il video prototipo l’ho interamente realizzato con l’applicazione Imovie per Ios e senza connessione dati. Esistono valide alternative anche per dispositivi mobili Android. 

Ho trovato utile accompagnare la proposta con uno storyboard. La schematizzazione grafica può sembrare ridondante, ma non lo è. Molti educatori non sono abituati a progettare prodotti digitali, ma sono invece molto competenti sull’uso degli script. Lo storyboard sviluppa lo script in maniera visuale, può dunque essere compreso e utilizzato anche da chi ha una “mentalità analogica”, per usare un’espressione che mi è capitato spesso di ascoltare.

storyboard visuale


Una volta creato il modello un membro del collegio si incarica del montaggio dei contributi realizzati. Si crea così una
modalità condivisa e si può procedere con la stesura di una lista ragionata di testi da leggere e di spunti da approfondire.

È fondamentale inoltre che quanto proposto dal collegio raggiunga bambine e bambini in maniera rapida e senza creare disparità di trattamento. In quest’ottica un prodotto snello, a cadenza costante, con modalità chiare e riconoscibili è fondamentale per non privare l’infanzia di uno strumento fondamentale per la costruzione del lessico, la comprensione, il pensiero narrativo. Penso per esempio ai molti bambini di ogni sezione che stanno imparando l’italiano come lingua seconda; per loro la lettura a voce alta è un’importante occasione di esposizione alla lingua italiana Ma penso anche a tutti i casi in cui la lettura di una storia da parte dell’insegnante è l’unica lettura che viene fatta in casa.

Noi educatori possiamo mettere in campo tutte quelle strategie di lettura che favoriscono la comprensione e la partecipazione e che siamo soliti usare in sezione.  L’insegnante che legge veicola indicazioni di metodo per le famiglie, illustrando con esempi pratici delle strategie di lettura: mettendo in relazione il codice testuale con quello iconico, esplicitando e ampliando il testo, enfatizzandone alcuni aspetti, mettendo in relazione il testo con le esperienze dei piccoli lettori, effettuando aggiunte e cancellazioni. Si tratta di strategie utili che gli adulti possono imparare e utilizzare anche nella lettura casalinga. Inoltre si può suggerire alle famiglie creare anche a casa una ritualità di spazi e tempi chiaramente dedicati alla lettura ad alta voce. 

Ci siamo chiesti cosa aggiunga una proposta di questo tipo alla molteplice offerta di letture ad alta voce che già si trovano sul web. Con questa domanda si ritorna alla nostra prima e fondamentale necessità: quella della relazione. 

La sistematicità permette una progettualità a lungo termine e un’analisi dell’evoluzione. 

Prevede la possibilità di personalizzare la proposta secondo i bisogni, attraverso la scelta dei temi da trattare, le modalità di lettura e il livello del testo, ma soprattutto l’apertura ad un dialogo con i destinatari (quale storia ti è piaciuta? che storia ti piacerebbe sentire? Quale personaggio ti assomiglia di più?) che può sfociare nella costruzione storie personalizzate attraverso la negoziazione con i lettori.

Per noi insegnanti documentare il nostro agire, mantenere traccia di ciò che facciamo, è fondamentale nell’ottica della ricerca azione. Ci permette di avere materiale di riflessione da analizzare in collegio, per mettere a punto buone prassi ripetibili e implementabili.

Per i bambini e le bambine è un’occasione ricca e aperta per la costruzione di itinerari di senso.

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