E della paura degli insegnanti chi se ne occupa?

di Elisabetta Nigris

Che questo periodo sia stato per tutti uno tsunami esistenziale, oltre che economico e culturale ormai non è più un mistero. Della paura che questa minaccia silenziosa e insidiosa sta provocando non se ne parla moltissimo anche se numerosi sono ormai gli articoli che affrontano il tema per quanto riguarda i bambini. Della paura degli insegnanti se ne parla poco e ci chiediamo chi può occuparsene. Sicuramente se ne occupano i bambini e i ragazzi, come ci dimostra questa poesia scritta da una ragazzina di 12 anni alla sua “prof”, che ci ha fortemente toccato e che la famiglia ci ha permesso di condividere con voi.

Cara Proff. anche se il corona ci ha diviso io non posso dimenticare il suo viso.
Mi sento una barca in cerca di approdo
Stiamo vivendo come isole sole in un mare in tempesta.
I cuori si cercano senza toccarsi 
I volti si oscurano senza guardarsi.
Mi dica Proff anche lei ha paura?
Oppure la sua anima è salda e sicura
Ricordiamoci che anche questa primavera le margherite stanno sbocciando.

Il tema della paura può essere facilmente evaso in una scuola concentrata sul programma e sulla prestazione più che sulla crescita educativa dei ragazzi da cui passa anche la possibilità di imparare con più desiderio e con più facilità i contenuti che gli insegnanti propongono. 

Le maestre e i maestri, le docenti e i docenti sono le persone che i bambini e i ragazzi sentono e (si spera) vedono quotidianamente nelle loro giornate confinati in casa; per questo possono diventare riferimenti ancora più importanti in questo momento di isolamento e di difficoltà degli allievi, con cui condividere paure, angosce ma anche speranze e principi di auto-regolazione, come ci mostra la poesia di una bambina di 10 anni che abbiamo già pubblicato, ma che riportiamo nuovamente.

Quando siamo a scuola
con gli amici il tempo vola.
Oggi a casa in quarantena questa noia è una catena.
con lo sforzo un po’ di tutti
questi virus andran distrutti.
Chi lavora in quantità
spero presto riposerà.
Perché le leggi assai importanti
ci riuniranno tutti quanti.
Eroi e normalità
alla vittoria si arriverà.

La scuola a distanza, con i limiti e le difficoltà che pone a insegnanti e ragazzi, può comunque costituire un luogo, uno spazio in cui esprimere e condividere i sentimenti, le emozioni che questa situazione – drammatica e surreale – porta con sé e porta in emersione. Uno spazio per i ragazzi ma anche per i docenti di condividere vissuti e riflessioni che potrebbero aiutare entrambi a rielaborare un’esperienza sicuramente inedita e straordinaria per tutti, come ci dimostrano queste poesie a cui, naturalmente i docenti hanno fatto seguire risposte attente, mature e accorate. 

D’altro canto, crediamo che i docenti abbiamo bisogno di uno spazio tutto loro per confrontarsi su quello che sta succedendo che, al tempo stesso, li sta investendo come cittadini, come madri o padri, come figli, fratelli e amici, nonché come docenti che devono operare una rielaborazione su due piani, quello personale e quello professionale di sostegno ai loro ragazzi. Per questo, vi ricordiamo che questa piattaforma costituisce una occasione di condivisione fra adulti professionisti sia per quanto la possibilità di far conoscere ai colleghi le proprie testimonianza ma anche per la possibilità che offre di richiedere una consulenza professionale ad hoc (attraverso la mail bicoccaconlescuoe@unimib.it )

3 commenti su “E della paura degli insegnanti chi se ne occupa?”

  1. ROBERTO DANTE MORGESE

    Noi insegnanti di primaria, come quelli dell’infanzia, dobbiamo tutelare e proteggere i bambini, credo, dal rischio di sopraffazione da parte delle paure per una situazione anomala; soprattutto quando stare in famiglia non è sempre idilliaco, benché a contatto con le figure genitoriali. Dobbiamo rassicurare i piccoli. Forse, ma non so, i docenti delle scuole secondarie di primo secondo grado, hanno l’occasione di puntare su una nuova empatia (nuova nel senso che già se la giocavano in altri modi), quella che passa attraverso “l’entrare in casa” di un altro. Quando infatti visitiamo una persona a casa sua, ci sembra di conoscerla meglio. La didattica a distanza ci porta gli uni nelle case degli altri, avvicinandoci con discrezione alla quotidianità altrui. Ci riporta ad una dimensione comune, dentro alla quale possiamo mantenere il nostro ruolo in una situazione di “strana e cordiale vicinanza”.

  2. Buongiorno dottoressa Nigris grazie per il suo articolo e la sua disponibilita’ per una eventuale consulenza.buona giornata

  3. Condivido pienamente il suo pensiero
    anche se la DAD e tutta la volontà professionalità creatività ecc… di noi insegnanti che stiamo studiando e sperimentando sulla nostra pelle questa novità piombata sulle nostre spalle dall’oggi al domani ci ha fatto ancora una volta messe alla prova… forza … mi sono detta… dai … in tutti questi anni d’insegnamento (38) ne ho viste tante e c’è sempre da imparare … noi docenti non siamo mai ferme anzi….potrei andare avanti all’infinito ma credo di essere riuscita a passare il messaggio
    Grazie
    Enrica

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