Stare in relazione, prendersi cura, attenzione e riflessione

La coordinatrice di un asilo nido e scuola dell’infanzia di un comune della provincia di Bergamo, Elena, ricostruisce con emozione il percorso  vissuto con i colleghi, nei 40 giorni dall’inizio della chiusura dei servizi, durante il quale sono state elaborate proposte significative, nate dal desiderio  “di esserci per le famiglie“ . Vinto l’imbarazzo iniziale di parlare con uno schermo si è sviluppato un meccanismo molto bello: la reciprocità tra i bambini, le famiglie e le maestre. 

STARE IN RELAZIONE, PRENDERSI CURA RICHIEDE ATTENZIONE E RIFLESSIONE

“Questo tempo ha bisogno di essere vissuto e risignificato, quindi bastano poche cose, ma curate, sentite e scelte”

Elena Ravasio
Coordinatrice Asilo Nido L’allegra Brigata e Scuola dell’Infanzia Antonia Noli Marenzi
Telgate (Bg)
Bambini 0-6

Oggi, 3 aprile, sono passati 40 giorni dal nostro non rientro nei servizi, 40 giorni che sembrano molti di più perché li abbiamo contati uno ad uno, li abbiamo vissuti con un ritmo differente, li abbiamo temuti, attesi, trascorsi in sospeso, in punta di piedi e in un disequilibrio costante di emozioni contrastanti: paura, preoccupazione, disgusto, stupore, rabbia, tristezza e a volte anche felicità. 

Nei nostri servizi 0-6 a Telgate sono anni che lavoriamo sulle emozioni, sulla loro legittimazione, sulla loro accoglienza e sul provare a dare un nome ad ognuna, eppure in questo tempo è stato così difficile nominarle, identificarle perché spesso erano e sono un groviglio, un rimbalzo continuo da una all’altra, una contraddizione a volte perché quando c’è il sole pare di riuscire a trovare più energia e positività, ma quando anche il cielo si fa grigio, si fa tanta fatica a vedere la luce, anche se noi cerchiamo di trovare sempre il bello del fuori e dei suoi colori, ma in questa quarantena i colori, i profumi, le immagini si mascherano a volte di significati differenti. 

Così, dopo i primi giorni in cui la preoccupazione è stata quella di capire bene le disposizioni comunali, regionali, ministeriali…, comunicarle alle famiglie, prendere decisioni amministrative e burocratiche, iniziamo a chiederci come staranno le famiglie in mezzo a tutto ciò: preoccupazione di doversi organizzare senza i servizi, rabbia di non aver chiarezza, tristezza per l’emergenza e per qualcuno tanto dolore. Esitiamo, sì i primi tempi abbiamo esitato perché anche noi eravamo incerti sul da farsi, ma nei nostri pensieri inizia a farsi sentire il desiderio di esserci per le famiglie, di provare a mantenere i contatti, di stabilire delle connessioni che consentissero ad ognuno di poterci stare come poteva, come riusciva, se voleva e se la sentiva.

Ecco che iniziamo a dirci che possiamo trovare delle idee, mandare delle proposte e delle esplorazioni. Inizia una ricerca di cose fatte da altri, di spunti trovati in rete, sui libri, nei nostri appunti, ma… c’è un ma che si insinua e che ci fa riflettere: forse non vogliamo mandare DELLE idee, ma le NOSTRE idee; non vogliamo raggiungere le famiglie con DELLE proposte ed esplorazioni, ma con le NOSTRE proposte ed esplorazioni e allora ci interroghiamo su come fare. La risposta è che sono importanti le esperienze proposte, ma è ancora più importante come le proponiamo: ci mettiamo la nostra voce, le nostre parole, i nostri pensieri perché le famiglie sentano che ci siamo, che attraverso questo fare passa il nostro stare in relazione, il nostro esserci a distanza, il nostro prendersi cura che richiede sempre tanta attenzione e riflessione, si deve sentire il calore. Così nascono narrazioni fatte con le nostre voci, piccoli tutorial fatti con il cuore dell’essere educatori che non illustrano solo il fare, ma che sono accompagnati da parole scelte, da modi curati e da affetto. Poi, in un secondo momento, quando è stato vinto l’imbarazzo iniziale di parlare con uno schermo, mandiamo video di saluto, piccoli scorci di vita che partono dalle nostre case per entrare nelle case delle “nostre” famiglie e si innesca un meccanismo molto bello: la reciprocità. Dalle case dei bambini e delle bambine arrivano immagini, fotografie, video che ci mostrano i sorrisi, le esplorazioni, la quotidianità; dai genitori arrivano parole, scambi di emozioni, voglia di potersi raccontare e noi proviamo ad ascoltare…

Questo tempo ci ha cambiato, ci ha fatto riorganizzare e re-inventare, ma ha legato ancor di più il gruppo, ha rafforzato la condivisione e lo scambio. Ci “incontriamo” come gruppi di lavoro una volta a settimana per guardarci, per vedere i nostri volti, per ritrovarci in quella che prima era la nostra quotidianità e per dirci come stiamo e come vogliamo e possiamo procedere. Sembra di parlare di tre-quattro mesi lavoro, ma in realtà in questo mese o poco più, abbiamo assaporato un tempo differente, scandito da ritmi altri e siamo andati a velocità diverse: all’inizio velocissimi con mille idee e proposte, poi con il tempo abbiamo rallentato perché si sentisse il nostro esserci con il cuore e con la mente e non solo con le mani, perché si gustassero meglio le esplorazioni pensate una ad una, perché le famiglie potessero scegliere e non venissero bombardate di mille cose. All’inizio pensavamo che fosse importante mandare tante cose per riempire il tempo, ora pensiamo che questo tempo ha bisogno di essere vissuto e risignificato, quindi bastano poche cose, ma curate, sentite e scelte. 

Per ora, i nostri canali privilegiati di scambio con le famiglie sono stati per il nido i passaggi attraverso un gruppo mail che è un canale già consolidato nel servizio; mentre, per la scuola dell’infanzia abbiamo “utilizzato” i rappresentanti dei genitori come tramite e loro fanno da intermediario con le famiglie. Stiamo pensando anche a nuove idee: piattaforme, mail per tutti, contatti diretti, ma ci serve di fare un passo per volta e rifletterci. 

Ora siamo pronti a provare ad incontrare i bambini e le bambine per provare a guardarci attraverso lo schermo e da qui si darà spazio a nuove emozioni.

Altri diari dell’infanzia e della scuola primaria  sono visibili nella sezione Diari di viaggio. Se vuoi esplorare il Diario di una maestra della scuola dell’infanzia, quello di Valeria ti offre alcuni spunti riflessione sulla didattica a distanza 

Testimonianza Valeria Vismara: https://bicoccaconlescuole.unimib.it/2020/03/23/dico-la-mia-tu-dici-la-tua/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *