Caro diario…cosa significa essere docenti oggi?

scrivania all'aperto con computer

Una maestra di quinta, Paola, offre alcuni spunti riflessione sulla didattica a distanza, problemi che oggi ogni docente si trova ad affrontare quotidianamente. Siamo all’inizio del periodo di chiusura delle scuole e si stanno mettendo a fuoco i problemi principali da affrontare per avviare il lavoro creando qualche forma di comunicazione e relazione con e fra i bambini con la necessaria intermediazione dei genitori. Paola scrive dalla Liguria dove è rimasta bloccata con la famiglia.

Caro diario…cosa significa essere docenti oggi?

Prime riflessioni di una maestra a distanza 

Paola Capitanio
I.C. Binasco, Scuola Primaria Don Bosco
Moncucco di Vernate (MI)
Classe V primaria

Camogli, 7 Marzo 2020

È trascorsa la seconda settimana di quelle che con gli alunni abbiamo definito “Vacanze forzate”, un momento di distanza…vissuto nell’incertezza, come marionette appese ai fili delle notizie in arrivo dal web ora per ora. Dopo una prima settimana vissuta davvero quasi fosse una vacanza, permettendosi, a tratti, momenti di spensieratezza; seppur nella preoccupazione, si è cercato di dare le vesti di un periodo di sospensione delle attività settimanali ordinarie e dando spazio alla vita all’aria aperta, agli incontri con amici, al riposo. Nelle pagine di diario che i ragazzi mi hanno inviato, scritte tra il 24 e il 29 febbraio emergono sì domande e preoccupazioni rispetto all’arrivo di un Virus che inizia a stravolgere la loro normalità, ma si leggono anche racconti di giornate distensive e di riscoperta di un tempo libero a loro poco familiare durante il resto dell’anno quando sono fagocitati dalle varie attività settimanali. Questi ultimi giorni si sta sempre più delineando nitidamente uno scenario molto più complesso di come si credeva, come se fossimo davvero alle porte di una parentesi del quotidiano…e chissà per quanto? Perciò in questo insolito weekend ricco di incertezze, vorrei provare ad esplicitare le mie riflessioni, a partire dalla situazione attuale che sto vivendo come docente.

immagine caro diario

Da docente di scuola primaria mi sto interrogando parecchio in questi giorni sul nostro esserci per gli alunni: la tecnologia può davvero essere un grande aiuto e supporto, ne sono certa e leggendo vari stimoli proposti, sono convinta di un possibile buon utilizzo. Nonostante ciò ci sono numerose resistenze del mondo della scuola: non essendo abituati ad utilizzarla nella quotidianità, a molti fa paura, insegnanti ma anche genitori. L’altro aspetto della faccenda è il supporto necessario delle famiglie: necessariamente non possiamo pensare che siano soli i bambini ma da loro affiancati. Anche questo tipo di affiancamento è nuovo e l’investimento di energie di alcuni genitori è molto variabile per svariati motivi. In questo momento mi sento di poter dire che il nostro supporto quindi non può essere pensato solo per gli alunni ma deve prevedere una cura e una vicinanza anche ai genitori, con i quali dovremo necessariamente collaborare ancora più del solito. 

Ai miei alunni ho lasciato del lavoro da fare in questi giorni, cercando, dove possibile, di renderlo un minimo interattivo: lavorare a distanza senza la nostra guida mi sembra sia davvero controproducente, ma soprattutto poco stimolante. Mi sono accorta invece che le proposte di attività fatte in cui è previsto un mio feedback possono lasciare più il segno di tante pagine svolte in autonomia sui libri e, per quanto possibile, continuare con pratiche note, come il lavoro di gruppo, favorisce negli studenti un supporto reciproco soprattutto nella motivazione. In questa seconda settimana a casa è emerso sempre più il desiderio da parte di tutti (degli alunni ma anche mio!) di potersi sentire e vedere, un bisogno di vicinanza che grazie alla tecnologia si può avverare. Ecco che ieri, dopo un paio di giorni organizzativi, siamo riusciti ad avviare su Hangouts una chat di classe e due sessioni di video chiamata (purtroppo nella versione “non education” possono accedere nel gruppo un massimo di 10 utenti in video); l’esperimento direi che è riuscito, ciò che più si percepiva è che con questo piccolo gesto hanno sentito la nostra vicinanza. Hanno bisogno della nostra presenza: le semplici indicazioni di lavoro date non erano così fredde come quelle inserite sul registro elettronico. Penso proprio che continueremo con questa pratica, mi hanno chiesto di poterci collegare anche durante il weekend e ho accettato la loro richiesta.

Ciò che ho appena raccontato penso possa far riflettere anche sul senso della formazione per un docente oggi: supportare gli insegnanti non solo ad utilizzare le nuove tecnologie (che per i più “imbranati” diventano uno scoglio insormontabile o un mezzo al quale non si vogliono avvicinare), ma soprattutto aiutarci a capire quale può essere il nostro ruolo di docenti nel processo di apprendimento di un alunno, anche in un momento di difficoltà e distanza. Qui si mette in discussione la postura del docente, che è presente per l’alunno non perché impartisce ordini a distanza e invia schede a tutto spiano, ma che si pone come un supporto riflessivo e stimolante, che pone questioni aperte e incentiva la ricerca personale di soluzioni. È fondamentale perciò per noi docenti porsi con un atteggiamento più riflessivo nei confronti degli elaborati o delle attività delle nostre progettazioni: questo atteggiamento ci potrebbe aiutare a riutilizzare questa metodologia con i nostri ragazzi, affinché sviluppino sempre più un metodo di lavoro riflessivo e consapevole. 

Ecco i diari di alcuni bambini della classe di Paola 

Moncucco, 24 febbraio 2020

Caro diario,

è lunedì mattina e ti starai chiedendo perché ti sto scrivendo da scuola!!! Invece no, sono a casa e sto facendo una vacanza forzata a causa di un virus chiamato corona, che come un vero re, sta comandando le sue feroci truppe di contagiare la mia regione ma anche tanti altri stati come la Cina.

Quando ieri pomeriggio ho sentito la notizia della chiusura delle scuole per una settimana, la prima emozione provata è stata senza dubbio la felicità per non dover andare a scuola. Poi però mi sono fermata a pensare: se hanno preso una decisione così importante il problema deve essere molto serio. Così la tranquillità dei giorni precedenti si è trasformata in ansia per paura di ammalarmi.

La mamma visto le mie continue domande, ha capito che ero un po’ tesa e ha cercato di tranquillizzarmi dicendomi che la decisione di chiudere le scuole e di vietare il festeggiamento del carnevale, era già un modo per proteggersi da questo virus che non è tanto pericoloso ma molto contagioso. Quindi sarebbe stato meglio non frequentare luoghi molto affollati e chiusi evitando così di stare a contatto con tante persone.

Il sorriso della mamma mi ha tranquillizzato, inoltre mi ha detto che si sarebbe potuta sfruttare questa settimana per riposarsi ma anche per un ripasso generale degli argomenti fatti a scuola e magari per leggere un bel libro.

Quindi caro diario, ascolterò i consigli della mamma e cercherò di sfruttare al meglio questi giorni di vacanza forzata!!

Non mancherò di aggiornarti su questo cattivo re con la corona che sta creando il panico in tutto il mondo.

La tua Nicole


24 febbraio 2020

Questa è la prima volta che vedo chiudere le scuole per il Coronavirus, quando l’ho saputo ero felice perché non dovevo più andarci per una settimana e un po’ triste perché non potevo vedere i miei compagni.

Oggi è il mio primo giorno di “vacanza forzata” e dopo aver fatto colazione ed essermi vestito sono andato a fare una passeggiata con mia mamma e mia sorella mentre ascoltavo la musica fino all’inizio della nuova pista ciclabile a vernate, e da lì siamo tornati a casa.

Ah dimenticavo! Oggi è il settimo compleanno di mia sorella Ilaria che abbiamo festeggiato in famiglia. Nel pomeriggio sono andato a giocare al parco e poi mi sono concesso tutto il resto della giornata a giocare alla playstation. 

Emanuele 


“VACANZA FORZATA”

25/02/2020

Caro diario,

oggi ho fatto molte cose, ma iniziamo dall’inizio. Mi sono svegliata alle 9:00 circa e ho fatto colazione. Ah si, mi sono dimenticata di dirti che in questi giorni siamo a casa per via del Coronavirus, potrebbe sembrare divertente stare a casa ma in realtà non lo è. Anzi, è noioso, non è bello stare rinchiusi in casa a non fare nulla, poi se si vuole andare da qualche parte è impossibile visto che quasi tutto è bloccato. Adesso però non soffermiamoci su questo e ritorniamo a quello che stavo dicendo. Dopo  aver fatto colazione ho preso un gioco in scatola ancora sigillato che conteneva 3 giochi: scacchi, dama e tria. Io di questi giochi sapevo giocare solo a dama, però oggi ho letto le istruzioni degli scacchi e adesso so giocare anche a quelli! Così ho fatto qualche partita con mio fratello, ma ovviamente ha vinto lui. Il pomeriggio visto che mi annoiavo sono uscita per Moncucco con: Nicole, Giorgia V., Tiffany e Giorgia Zibra. Abbiamo giocato a un gioco che si chiama “guardie e ladri”, non so se lo conosci, ma nel dubbio te lo spiego: prima i giocatori si dividono in 2 squadre, una delle guardie e l’altra dei ladri. Poi le guardie contano fino a 20 e poi vanno a cercare i ladri che si sono nascosti. Se almeno una guardia ha visto un ladro, il ladro diventa una guardia, finchè tutti i ladri vengano presi e a quel punto finisce il gioco. Mentre giocavamo, Giorgia Z. e Giorgia V. ci avevano detto che si erano perse. Noi ci eravamo preoccupate e quindi siamo andate a cercarle, ma quando le abbiamo trovate ci hanno detto che era uno scherzo. Adesso vado. Alla prossima.

Alice Ge


28 febbraio 2020

Questa settimana è stata un po’ diversa dalle altre, perché non sono andato a scuola, ma sono stato a casa, non in vacanza o perché malato, ma perché la scuola è stata chiusa per precauzione a causa di un’influenza che sta terrorizzando e preoccupando molto la gente. 

Anche io sono preoccupato ma cerco di star tranquillo e vivere delle giornate normali, oggi sono stato a casa dei nonni perché mia mamma e mio papà devono comunque lavorare, questa mattina  sono andato  in campagna a fare una passeggiata, c’erano i trattori che stavano arando i campi e vi erano molti uccelli che si fermavano a mangiare i vermi, mi sono fermato a guardare e ho visto le cicogne, poi con mio fratello siamo andati a saltare sopra le balle di fieno che si trovavano in mezzo ai campi.

Il pomeriggio sempre con mio fratello, accompagnati dal nonno, siamo andati al parchetto di Pasturago e lì ho trovato anche i miei amici e compagni di scuola, ho trovato Emanuele, Riccardo e Matteo G., abbiamo giocato a calcio, a me non piace molto ma ho comunque provato a giocare per stare insieme a loro, ho deciso però che non è il mio sport preferito, ho quasi buttato il pallone nel fosso e mi sono fatto autogol!

Finito di giocare siamo tornati a casa dei nonni e più’ tardi la mamma è venuta a prenderci così siamo tornati a casa nostra e siamo stati un po’ insieme.

Tommaso 

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