Proviamoci… i primi passi nella didattica a distanza

Valeria Vismara
Scuola: Infanzia Andersen – Vimercate (Mb)
Sezione mista (3-5 anni)

La maestra si mette in relazione con i bimbi attraverso le famiglie.

Una docente di scuola dell’infanzia ha raggiunto i suoi bambini via mail e telefono per far sentire che la scuola è presente e creare una nuova modalità di relazione con i genitori, che aiutano i figli ad accedere allo spazio che la scuola ha predisposto nel frattempo. Valeria, la maestra, prova a ricreare e richiamare alla memoria le routine della giornata scolastica e mantiene vivo così il legame con i bambini delle sue classi, ma anche con quelli di tutte le scuole dell’infanzia del suo istituto. In questo modo inizia una bella e inedita collaborazione con le colleghe in cui ci si confronta e si raccontano i propri punti di vista.

24 febbraio 2020

La scuola resterà chiusa per una settimana. È la prima volta che succede. Siamo tutte un po’ sconcertate e sospese. Non ci sono direttive su cosa fare di questo tempo “distante”. Aspetto di capire, ma nel frattempo contatto alcune mamme e loro contattano me per farmi sapere cosa stanno facendo i bambini e come stanno vivendo questo momento. Già prima della chiusura i bambini parlavano fra di loro a tavola. Hanno cinque anni, ma ascoltano e colgono molto. Ci guardano e a scuola riportano il modo di affrontare gli eventi che respirano a casa.

La voce dei bambini

S. dice ai compagni che la nonna è andata all’ospedale per una visita e che ha visto un signore cinese e si è spaventata, perché di corona virus si muore. M. rassicura i compagni perché il virus è lontano da noi, non arriva a Vimercate! D. resta in silenzio e ascolta i compagni, perché lui di questa cosa della corona non sa nulla ed è molto più interessato dai rolls che sta collezionando e non vede l’ora di alzarsi da tavola per uscire a giocare in giardino.

Io mi confronto con le colleghe e penso che sia necessario trovare uno spazio di parola, delicato e attento, che possa consentire di condividere il pensiero e le notizie che serpeggiano fra i bambini, tutelando chi invece, per scelta della famiglia, non sa assolutamente nulla della situazione.

Settimana fra 2 marzo e 6 marzo 2020

I messaggi con le famiglie si scambiano quotidianamente. Sento l’esigenza di fare sapere ai bambini che la scuola c’è ancora, che sta aspettandoli. Chiedo ad alcuni genitori più attivi se può essere un’idea trovare un modo per “lavorare a distanza”, mandare delle proposte che tengano vivo il senso di appartenenza alla classe. Nascono idee, in particolare i genitori vogliono che noi insegnanti aiutiamo nel fornire spiegazioni ai bambini sul corona virus e magari, offrire delle idee di laboratorio, da potere fare a casa. Ci sono anche famiglie che non hanno voglia di essere coinvolte in questa esperienza; alcuni stanno lavorando da casa e ricevono in modo assiduo i “compiti” per i fratelli più grandi. È chiaro che la proposta, di qualsiasi natura, deve essere lasciata aperta e libera, fornire più possibilità, per accontentare tutti e le diverse modalità di accesso; deve essere disposta anche a correre il rischio di non essere minimamente utilizzata.

Non ho però idea di come e cosa proporre. Mi piacerebbe una scrittura collaborativa di storie, o racconti inventati e rappresentate graficamente dai bambini e caricate, magari su una pagina drive. Forse potrebbe bastare anche un disegno per i compagni da condividere. Mi pare un’idea carina, ma anche questa deve essere lasciata alla libera scelta del genitore. La “questione” per noi della scuola dell’infanzia, è legata alla fruizione della pagina, da parte delle famiglie; deve contenere “pillole” di esperienze, che si leghino al fare passato, ma non consistano in compiti forzati da preparare per il rientro a scuola. Penso a dei laboratori che possano essere diffusi con l’uso del pc, ma che poi si svolgano interamente al di fuori di questo spazio, nell’esperienza concreta. Sono anche in pensiero per i bambini che già usano, più o meno in autonomia, molte applicazioni, giochi online e seguono personaggi del mondo del web e di youtube. Nella mia idea c’è l’intenzione di offrire uno modo diverso di utilizzare internet e i suoi contenuti; giusto il tempo di uno sguardo al pc, che poi va spento per il fare concreto, per mettere le mani in movimento.

Per ora non ne parlo con le colleghe, ci penso.

 Un timore su tutti: il rischio di creare bambini di serie A (che accedono allo spazio e hanno genitori che collaborano) e bambini di serie B (quelli i cui genitori non hanno nessuna intenzione di metterli davanti al pc o di dedicare tempo alle proposte)? Tutti i bambini potranno accedere alla piattaforma? I bambini più fragili come sarà possibile raggiungerli?

9 marzo 2020

Dopo qualche giorno di esperienza nel mondo della didattica a distanza, arrivano messaggi video di mamme che mostrano i nostri bambini mentre ballano le canzoni e mimano i gesti, oppure semplicemente che raccontano di attività ed esperienze quotidiane in tempo di corona virus.

La voce dei bambini

Edoardo, 3 anni, dice alla mamma: “Però che gentile Valeria a mettere tutti questi giochi per noi sul computer!”.

Piccoli gesti che dicono che qualcuno dall’altra parte dello schermo c’è. Che non stiamo lavorando per nulla. Bastano anche dieci bambini e tutto ha un senso.

Alcune mamme mandano via mail, dediche a distanza per i compagni … un jukebox del 2020?

Qualcosa si muove.

10 marzo 2020

Una prima proposta per sondare la possibilità di attivare le famiglie ci giunge dal web. Circola in rete il messaggio incoraggiante “Andrà tutto bene”. Nel sottogruppo che si occupa della pagina della scuola decidiamo di provare a lanciare la proposta, dando la possibilità di pubblicare le fotografie senza riprendere i bambini e indicare i nominativi. Abbiamo dei pensieri in merito alla “sicurezza” di quanto facciamo in termini di privacy e normative, che non siamo certe di conoscere correttamente. I genitori iniziano a chiederci di postare gli elaborati dei loro bambini. Siamo consapevoli che la proposta non è didatticamente molto pensata, ma decidiamo di percorrere questa strada, perché per noi è un modo per capire la risposta che può avere il nostro lavoro e per rilanciare ai genitori la richiesta di avere suggerimenti e proposte.

14 marzo 2020

Il dubbio con il quale mi sveglio oggi è: come arrivare ai bambini più in difficoltà? Tutto questo lavoro che stiamo facendo, di scambio e confronto, ha senso? Si mantiene davvero il filo rosso o me la sto raccontando io? Mi domando se, quanto caricato i primi giorni, nell’entusiasmo di agire, sia davvero utile e di senso o se non si debba pensare ad altro materiale, ad una struttura diversa che metta maggiormente in connessione?

Il confronto con i colleghi continua al link

Link a: Diario di viaggio 2 – Valeria Vismara collaborazione con i colleghi  

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