Riflessioni della maestra dell’infanzia, Elena, che, sollecitata da una collega a collaborare alla costruzione di una piattaforma per i bambini, si pone delle domande sul senso di una didattica a distanza per i bambini dell’infanzia. La sua posizione, inizialmente piuttosto critica si trasforma, nel corso del lavoro, in una esperienza positiva replicabile.
Le idee e le posizioni di una maestra possono cambiare?
Elena Allevi
Scuola dell’infanzia Perrault, Oreno (MB)
I.C. Don Milani – Vimercate – (MB)
Il primo weekend di marzo si apre con l’arrivo della proposta di collaborazione da parte di una collega, che vorrebbe creare una piattaforma online per i bambini e le famiglie delle nostre scuola dell’infanzia.
Si inizia a proporre così nei tre plessi dell’Istituto Comprensivo il progetto “piattaforma”. Avvio una discussione con le mie colleghe di plesso che vede l’emergere di diverse posizioni, tutte legittime, che vertono soprattutto sul senso della didattica a distanza per l’infanzia.
All’inizio, come reazione puramente di pancia, l’idea della piattaforma, come ambiente digitale sul quale si caricano canzoni, filastrocche e materiale a cui i genitori possono attingere liberamente e senza obblighi per passare un tempo di qualità con propri bambini, non mi dispiaceva e ho accolto positivamente l’input.
Nella discussione che poi si è innescata tra le colleghe del mio plesso e ascoltando le loro riflessioni al riguardo, sono iniziati a sorgermi dei dubbi. Infatti, temo che l’idea che potrebbe passare, in un primo momento, sia legata ad un’immagine ridotta del lavoro che svolgiamo a scuola; le nostre giornate non sono riempite esclusivamente di canzoncine e filastrocche. L’insegnamento è soprattutto altro: è relazione, ascolto e socialità, sviluppo del senso critico, dell’autonomia. Da qui la mia perplessità che, lavorando in piattaforma, venga precluso tutto questo, oltre al fatto che i genitori non sono i docenti che hanno una preparazione ad hoc, diverso è il loro ruolo e diverse sono le competenze. Trovo rischioso il loro sostituirsi a noi nella mediazione con i diversi materiali e il bambino.
A tutto ciò si somma il pensiero del ruolo e del compito delle famiglie, che spesso viene delegato alla scuola e allora il mio pensiero è stato: “perché in questo periodo in cui i genitori sono a casa, al posto di proporre una piattaforma, non li aiutiamo a riscoprire il tempo di qualità con i loro figli, suggerendo una passeggiata, un coinvolgimento nei lavori domestici e/o altro?”.
Nei giorni precedenti all’apertura della piattaforma, insieme alle colleghe, leggiamo articoli e contributi differenti per capire meglio la questione della didattica a distanza. Secondo noi insegnare, non significa buttare “dentro roba” in una piattaforma senza molta riflessione, ma è più un accendere idee, fare domande, svegliare e risvegliare dubbi e curiosità nei nostri bambini. Tutte riflessioni corrette secondo noi, ma in un momento come questo, dove l’insegnamento in presenza non c’è, e dove l’unica possibilità sembra essere la tecnologia e l’insegnamento a distanza, come si fa? Come si devono porre gli insegnanti in questo periodo di sospensione della didattica durante il quale gli allievi a casa soffrono della mancanza della scuola, di quella routine necessaria al loro stare bene? La scuola purtroppo deve trovare la forza di andare oltre a questi limiti e mettersi in gioco.
Anche io, per prima, ero molto resistente all’uso di questa piattaforma, perché il web è un oceano di attività, canzoni ecc. al quale i genitori attingono già nel quotidiano, ma è anche vero che i genitori non hanno “l’occhio” adeguato per poter selezionare, con degli obiettivi, cosa far vedere o far fare ai bambini. Sappiamo inoltre che molti dei nostri bambini hanno un accesso meno controllato ai contributi multimediali offerti e quindi un pensiero aggiuntivo va a loro e alla possibilità di offrire un modo diverso di fruire del computer.
La mia opinione sulla piattaforma è cambiata da quando sono entrata nel gruppo che seleziona il materiale da pubblicare, da quel momento la mia percezione iniziale è piano piano in positivo. Partecipo al lavoro quotidiano, incessante, per vagliare il materiale che viene proposto anche dalle altre colleghe o da alcuni genitori. Ci si confronta sul senso e sugli obiettivi delle proposte, alcune di noi producono del materiale, la piattaforma è in continua costruzione ed evoluzione. I genitori partecipano attivamente inviando i materiali realizzati dai bambini, facendosi portavoce delle loro richieste, interagiscono con le docenti per suggerire iniziative. Tutta la comunità educante è in gioco per costruire qualcosa che serva ai bambini, non solo del nostro istituto. Tanti ne usufruiscono e rimandano commenti positivi. La grande sfida della piattaforma è arrivare a tutti i bambini in un’ottica di inclusione. Anche le educatrici hanno iniziato ad entrare nel gruppo, intervengono con proposte, condividendo materiale da loro realizzato che, pubblicato, trova spazio in piattaforma ed è usufruito da tutti. Positiva è anche la partecipazione al gruppo delle tirocinanti della Bicocca che, con la loro voglia di fare, possono ispirare chi è immerso nel mondo della scuola da tanto tempo come docente e, tende a dire “Abbiamo sempre fatto così” .
Insomma, questa che era una resistenza sta diventando per me un’opportunità di crescita e confronto quotidiano sul senso e su cosa e come proporre i lavori in piattaforma. Questo riflettere spero che mi accompagnerà anche dopo. E’ da molto tempo che non ci si parla con questa apertura.
Questo confronto mi mancava parecchio in una scuola dove la burocrazia ha sempre il sopravvento sulla didattica. Credo comunque che, come per tutte le esigenze che si vengono a creare nel corso del lavoro, anche per questa situazione di didattica a distanza ci sia ancora molto da fare e da imparare. Forse il primo passaggio che ora si rende necessario sarebbe quello della formazione mirata su strumenti e contenuti possibili; una formazione che fino ad ora non abbiamo avvertito come necessaria e che ha contribuito a farci iniziare l’esperienza senza preparazione e riflessioni avviate. Credo inoltre che la didattica a distanza potrebbe essere utilizzata in parallelo durante le vacanze nel corso dell’anno scolastico e nella lunga pausa estiva, come invito e non come obbligo, diventando un filo rosso che continua ad essere a disposizione per chi lo vorrà cogliere.
Il succo di tutto, come dice la mia amica e collega, è che “l’apertura mentale non è una frattura del cranio!”
Ti sei espressa meravigliosamente bene.hai scritto con il cuore in mano manifestando le tue iniziali perplessita’sei riuscita con positivita’a raggiungere un obiettivo positivo e concreto coinvolgendo i genitori per un’ ottima formazione anche con il loro contributo essenziale per la loro crescita.complimenti e auguroni.Un grazie per la tua competenza coraggiosa e determinata.