La testimonianza di una neo-maestra che alla prima esperienza si è trovata in piena emergenza. Qui racconta dell’esigenza di mantenere la relazione con i suoi bambini e di come ha avviato una collaborazione con colleghi e genitori.
La mia esperienza con la didattica a distanza
Alessia Cavalleri
I.C. di Terno d’Isola (BG)
Classe III Primaria
In università ti insegnano molte cose, ma non ti insegnano come fare la maestra senza poter vedere i tuoi bambini negli occhi, senza poterli abbracciare o senza poter sentire tutti i giorni la loro voce che ti dice: “Maestra, devo dirti una cosa!”
Siamo stati catapultati in una realtà alla quale non eravamo preparati, ma poco a poco, con tutti i mezzi e gli strumenti che avevamo a nostra disposizione, ognuno di noi si è dato da fare per cercare di ritrovare quel briciolo di normalità che potessimo ancora avere.
Insegno in due classi terze della scuola primaria di Chignolo d’Isola, un paese in provincia di Bergamo. Quando l’emergenza sanitaria ha raggiunto anche il nostro paese ed è stata disposta la chiusura (o meglio dire la sospensione) di tutte le scuole, la dirigente del nostro istituto ha invitato noi insegnanti ad inoltrare il materiale alle nostre classi attraverso la bacheca del registro elettronico in modo tale che fosse fruibile da tutti e rimanesse una traccia del lavoro proposto. Ogni modulo ha poi cercato di adattare questa richiesta ai propri bisogni e al proprio volere, magari comunicando con i genitori anche tramite email o scambiando qualche messaggio con le rappresentanti su WhatsApp.
Eppure, non ci è voluto molto tempo per capire che quel canale e quella modalità di comunicare con i nostri bambini non erano sufficienti. Ci sembrava di preparare attività a vuoto, non ricevevamo più un riscontro, un commento, una risposta, non sapevamo se i nostri bambini ci stessero ancora seguendo, ma soprattutto non sapevamo come stessero, se avessero nostalgia della scuola, dei loro compagni e delle loro maestre e non sapevamo nemmeno come occupassero ora il loro tempo. Così, mentre alcune classi stavano iniziando ad approcciarsi timidamente a nuovi strumenti e a nuove piattaforme, anche io e le mie colleghe, abbiamo deciso di provare a adottare un nuovo canale per comunicare con i bambini e le loro famiglie e così dopo circa due settimane abbiamo attivato Classroom. La fortuna di lavorare in un team motivato e coraggioso è stata di grande aiuto, infatti, nonostante le difficoltà tecnologiche iniziali nel capire come utilizzare questa piattaforma, i risultati hanno ripagato gli sforzi di noi insegnanti, ma anche dei genitori, che fin dall’inizio si sono prodigati a supportare i bambini non solo da un punto di vista tecnologico ma anche morale. Il nostro lavoro infatti, non sarebbe possibile se dall’altra parte dello schermo non ci fossero mamme e papà pronti ad aiutare sia noi che i loro figli nell’attuare questa nuova sfida. Mi piace pensare che tutti insieme siamo una grande squadra. Ciò non significa che prima la famiglia avesse un valore inferiore, ma sicuramente oggi l’importanza della sua presenza è ancora più forte e valorosa di prima. Ci sono contesti in cui i bambini sono molto piccoli per poter utilizzare in maniera autonoma i dispositivi tecnologici e di conseguenza senza l’aiuto dei genitori, le attività didattiche che noi insegnanti proponiamo sarebbero molto difficili da attuare. Perciò se prima di questa emergenza tutti insieme facevamo una squadra, oggi ne facciamo una più forte.
Per quanto riguarda la didattica, inizialmente io e le mie colleghe caricavamo le lezioni in modalità PowerPoint o Word e a queste associavamo sempre degli esercizi da svolgere sul libro, poi grazie ad un sondaggio che abbiamo creato per conoscere il parare dei nostri bimbi circa le modalità che stavamo adottando, abbiamo scoperto che non vedevano l’ora di sentire le nostre voci nelle spiegazioni, perciò abbiamo iniziato a creare delle video lezioni e sono stati molto contenti di questa scelta. Per mantenere un contatto attivo con i nostri bambini, che vada al di là della didattica e delle lezioni, ogni settimana organizziamo una video chiamata ed è sempre bello vederci, sentire le nostre voci, raccontarci o consigliarci qualche attività che possa occupare le nostre lunghe giornate.
Devo dire che giorno dopo giorno stiamo migliorando il nostro modo di muoverci e di fare didattica a distanza, anche se questa non potrà mai prendere il posto della nostra scuola, quella vera, quella fatta di persone che ogni giorno si incontrano, si abbracciano e condividono tanti momenti ed emozioni.
Tuttavia, non possiamo nasconderci che anche in questa didattica a distanza resta sempre il sapore amaro della “solitudine” di quei bambini (fortunatamente pochi) che purtroppo, a differenza di molti altri, non hanno la fortuna di essere sostenuti ed aiutati dalla famiglia e qui l’impotenza di noi insegnanti si fa sentire ancora di più perché i continui solleciti a partecipare in modo attivo alle attività proposte, non sempre danno i frutti sperati. Bisogna anche aggiungere che alcuni bambini non hanno dispositivi tecnologici dai quali poter seguire le lezioni e a volte si ritrovano a dover utilizzare i telefoni dei genitori che non offrono le stesse prestazioni di tablet o computer e che spesso sono anche contesi da più figli. Per ovviare a questo problema, la nostra dirigente, grazie ai finanziamenti pervenuti, sta distribuendo dei dispositivi in comodato d’uso così da permettere anche a questi bambini di partecipare alle attività proposte senza sentirsi esclusi. Questo è possibile anche grazie al prezioso contributo dei volontari della protezione civile che proprio in questi giorni stanno consegnando i tablet alle famiglie offrendo anche un supporto per l’attivazione delle piattaforme digitali utilizzate.
Resta però anche un altro problema, quello del nostro morale che purtroppo deve anche fare i conti con lutti e situazioni familiari delicate. Capita spesso di sentirci tristi e moralmente deboli, specialmente quando giungono notizie di disgrazie che colpiscono le nostre famiglie e in questi casi la forza di rialzarsi e combattere viene meno, ma poi pensiamo a loro, ai nostri bambini che ogni settimana ci aspettano con le nostre lezioni, i nostri messaggi di affetto e le nostre videochiamate, pensiamo al grande sforzo delle famiglie e a quei volontari che si prodigano per noi e per i nostri bambini e tutto riparte con grande forza, coraggio e speranza.